mercoledì 31 luglio 2013

PATIBOLISSIMO

Albino coma,gioioso affanno.
Al veggente traccheggiare
la strega si riaccende in fumo
tramutando l'amor che tenne.
Vedo sui muri del tiranno
le maestranze al vento,
piegate nell'incollo orrendo.
Lui veniva dal Sole
e dal miraggio si tolse il cappello
osando preghiera,
ove la cesta aspettava
con dentro un conto d’osteria.

O bella Parigi
un compasso latino
di Pilato e Corsi
prenderanno il tuo sonno
e lo mischieranno ai morti.
Truce e muto il boia strappa
la livrea del condottier che sogna,
da testa recisa,un letto di rose.
L'afflitto corteo d'appresso sogghigna
sulla moglie del Re cornuta e tremenda.
Amore,dal collo incipriato di viole
discende l'amaro veleno rossastro,
l'aroma tenace di un livido pasto
consumato all'impiedi
dai rampolli del gusto.

Conosco,
le nevi sorprese d'estate
a cullarsi fanciulle malate;
le colline di verde cangiante
custodire le carni di soldati affamati;
le bettole sonnacchiose annebbiarsi
di menzogne d'amore ubriaco;
le fontane ristorare l'imene
scucito di rimpianto venale.
Io vedo con questa testa che cade
dal patibolo terrestre
la geometria nervosa
del parente in posa
dipinto con mano d'accusa.

Le pescivendole di Versailles
si tacciono insonni,
più uomini dei canti d’Omero
fischiano una marsigliese
sulle labbra del figlio che muore.
Libertà di spasimo e perire
nel vago fetore,
in rigagnoli di urina reale.
Il ribelle ora dipinge i flutti
della Senna e pensa
ai figlioletti sparsi in guerra.

Umanamente l’800 è troppo ingegno.


APRILE 1992

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