Albino
coma,gioioso affanno.
Al
veggente traccheggiare
la
strega si riaccende in fumo
tramutando
l'amor che tenne.
Vedo
sui muri del tiranno
le
maestranze al vento,
piegate
nell'incollo orrendo.
Lui
veniva dal Sole
e
dal miraggio si tolse il cappello
osando
preghiera,
ove
la cesta aspettava
con
dentro un conto d’osteria.
O
bella Parigi
un
compasso latino
di
Pilato e Corsi
prenderanno
il tuo sonno
e
lo mischieranno ai morti.
Truce
e muto il boia strappa
la
livrea del condottier che sogna,
da
testa recisa,un letto di rose.
L'afflitto
corteo d'appresso sogghigna
sulla
moglie del Re cornuta e tremenda.
Amore,dal
collo incipriato di viole
discende
l'amaro veleno rossastro,
l'aroma
tenace di un livido pasto
consumato
all'impiedi
dai
rampolli del gusto.
Conosco,
le
nevi sorprese d'estate
a
cullarsi fanciulle malate;
le
colline di verde cangiante
custodire
le carni di soldati affamati;
le
bettole sonnacchiose annebbiarsi
di
menzogne d'amore ubriaco;
le
fontane ristorare l'imene
scucito
di rimpianto venale.
Io
vedo con questa testa che cade
dal
patibolo terrestre
la
geometria nervosa
del
parente in posa
dipinto
con mano d'accusa.
Le
pescivendole di Versailles
si
tacciono insonni,
più
uomini dei canti d’Omero
fischiano
una marsigliese
sulle
labbra del figlio che muore.
Libertà
di spasimo e perire
nel
vago fetore,
in
rigagnoli di urina reale.
Il
ribelle ora dipinge i flutti
della
Senna e pensa
ai
figlioletti sparsi in guerra.
Umanamente
l’800 è troppo ingegno.
APRILE
1992
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