mercoledì 31 luglio 2013

CANTO XXXV

Cesare,Cesare,Cavaliere in disordine
sulle toghe assetate qui ascolto il tuo piangere.

Novelle spossanti di magnifiche troie
accorrono sul canale che s'ornò di scorregge
nell’Ambrosiana osservanza del Preambolo a cena
con l’eterea tangente di un socialismo alle bande.

Mangano tre Bontade nel Papello di Natale
e il Salvatore investe nello struzzo
che con una Noce conquista Rosalia
all’edile pasto del Divo nostro.
Ora seme fecondo vaneggia Colpo più Grosso,
dal Vermicino commosso alla Diretta portanza,
nel Maccanico vizio,di bava e colanza.

Forza e coraggio venite miei Prodi
all’Iride Smesso che Monda  puDori
nel fratello perplesso all’intestato riflesso.

Previti e liete nel bisogno si spese
con le mani pulite un Crasso compare.

Il bel Ciriello c’avanza non ode  la stirpe dell’Alfa,
nei castelli di Lega,lodare l’Omega che pur breve non nega
una ricarica e sorge da Scilipotica selva che ricopre cadrega.

Papi Noemi Aleppe,Papi Karima fotte,
minore alla notte con la madre che scalcia
la monta dell’altra che più ruba e più fuma
gli Spinelli dell’orgia,in Liberazione risorta,
sui Predellini di Morale e insaziabile Fede.

Egli è uno da punto e a capo,
tutto torna,ma moltiplicato.
Un po di sgherri e leccaculo
a sua insaputa attenzionano l'Avvenire.

Ma Gianfranco è un uomo d'onore.

Il Futuro sbocchina i ricordi sul Trivulzio dell’enfasi
e la sana vittoria sulla quercia di Achille scatenò la sua Forza
ma l’Italia resiste alla riforma perenne di Giustizia Squillante.

Eppure chi sono questi mortacci
che impediscono di dir due parole: Lo giuro.

Letta la foglia l’Aquila Scende e quel ridere sente
del coniglio sul letto che già conta le tende
accampate per Giotto che una Maddalena ritrasse
per le nobili antenne in quel mezzo dell’Onna
che alla dentatura rimane,come Berto può dire.

Nuovo è per sempre il tuo volto che ride
nella voce confetto di cellophane ingresso.
L'ultimo sorso di elastico dibattito e vengo nella notte
a struccarmi nello share di uno specchio.
Ora che sembra tutto finito avrai il mio voto,povero santo,
adesso io ti voglio per completare l'opera di Benito,
senza macerie per le strade ma con un tragico cappio di alloro selvaggio:

Noi siamo peggio.



GENNAIO 2011

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