Non
sono più le cinque.
Scendono
i sogni dal collo
e
fanno tanto male i respiri
sotto
i cartoni della Metro.
Caffè,miscuglio
umano e latte
sui
ricordi della notte impiegata
a
concepire un sogno inutile alla vita.
Cappottoni
orrendi,barbe,refettorio.
Il
freddo coincide all’urto del pensiero
sulla
vanità e il governo dei mostri di quartiere.
Ancora
un’altro,sulle scale fa finta di morire
per
un’antibiotico speciale,le lacrime.
Il
figlio piange,
la
figlia piange,
la
moglie piange,
il
segno è quello,fin troppo visto
della
crosta scura intorno alla mollica gialla
nascosta
alle bestie aspettando una frittata.
Il
botto spinse il corpo a questo Mondo
e
i passanti fecero un cenno,
come
se tutto fosse giusto.
La
faccia,meglio non parlarne,
le
mani tengono qualcosa oltre il volo dal cielo.
Il
foglio assorbe sangue.
Riletto
in controluce non sembra che possa
anche
adesso aver risolto i suoi guai.
Dovrei
essere felice che un’altro ancora
mi
abbia superato,ma voi lo siete più di me.
Finchè
ancora siamo vivi torniamo a grattare
chi
dentro un bar,chi dentro la sua vita,
prima
che dal sangue arrivi un’altra Idea.
GENNAIO
2011
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