mercoledì 31 luglio 2013

GRATTA E VINCI

Non sono più le cinque.
Scendono i sogni dal collo
e fanno tanto male i respiri
sotto i cartoni della Metro.
Caffè,miscuglio umano e latte
sui ricordi della notte impiegata
a concepire un sogno inutile alla vita.
Cappottoni orrendi,barbe,refettorio.
Il freddo coincide all’urto del pensiero
sulla vanità e il governo dei mostri di quartiere.
Ancora un’altro,sulle scale fa finta di morire
per un’antibiotico speciale,le lacrime.
Il figlio piange,
la figlia piange,
la moglie piange,
il segno è quello,fin troppo visto
della crosta scura intorno alla mollica gialla
nascosta alle bestie aspettando una frittata.

Il botto spinse il corpo a questo Mondo
e i passanti fecero un cenno,
come se tutto fosse giusto.
La faccia,meglio non parlarne,
le mani tengono qualcosa oltre il volo dal cielo.
Il foglio assorbe sangue.
Riletto in controluce non sembra che possa
anche adesso aver risolto i suoi guai.

Dovrei essere felice che un’altro ancora
mi abbia superato,ma voi lo siete più di me.
Finchè ancora siamo vivi torniamo a grattare
chi dentro un bar,chi dentro la sua vita,
prima che dal sangue arrivi un’altra Idea.





GENNAIO 2011

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