Spiegano
i fiori il silenzio della fine,
i
contrasti del cielo
e
il viso che non può difendersi dal tempo.
Felice
e distesa nel siligo colto
la
mano nel vento
il
mio amore nell’altra.
E
la luce muove il suo mondo
con
i nostri baci
richiesti
dall’indice teso
al
gusto d’amore che la bocca concede.
Il
mio braccio sotto il tuo collo,
qualcosa
d’immenso che il pensiero non puo
togliere
e dare alla gioia.
Amo,
e
posso dimenticare le voci del mio coraggio,
Tremo,
e
posso ricordare le acque del mio battesimo.
Tra
quei bruni legnaggi fanno gli occhi i corvi
in
famiglie agiate al volo dei soldi,
colmi
di doni per due sposi senza bisogni,
nel
suo grembo il mio seme e nulla viene
da
mettere in carta al Signore.
Era
una voce aspra che spiegò il cuore della nostra forma
ne
lenzuolo raccolto come fosse unica morte la pace del viso.
Così
l’orgoglio sparì dietro una farfalla
nei
mossi odori di porto o le alture di certi poderi
ovunque
il nostro corpo riposi nell’attesa di un’altro contorno.
Nessun commento:
Posta un commento